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Il vero virus è la paura

Da quando è finita — o forse non è mai finita davvero — l’epoca del Covid, sembra che non possiamo più rilassarci. Ogni estate ha il suo virus. Ogni stagione, il suo allarme. Ogni notifica, la sua minaccia. Un anno è la zanzara del West Nile. Un altro è la febbre Dengue. Poi arriva il vaiolo delle scimmie, la variante X, l’influenza aviaria, la nuova SARS, un’infezione sconosciuta in Cina. E ogni volta lo schema si ripete. Titoli con la parola “killer”, numeri estrapolati dal contesto, grafici senza spiegazioni, “casi in aumento” senza dire da dove partono. E noi? Noi ci allarmiamo. O peggio, ci stanchiamo. Perché anche la paura, se è troppa e continua, diventa rumore bianco. Non è che siamo diventati cinici. È che siamo esausti. Abbiamo sviluppato una sensibilità iperattiva alla minaccia, un riflesso automatico che si accende ogni volta che leggiamo “virus” o “allerta”. In realtà, ciò che stiamo vivendo è un disordine collettivo della percezione del rischio. Qua...